giugno 2020
Gli incontri si propongono di far conoscere le opere degli scrittori grigionesi Massimo Lardi e Gerry Mottis e degli istriani Aljoša Curavić e Roberta Dubac.
Tra i temi che verranno affrontati dall’autrice e dagli autori, i quali parleranno delle loro ultime opere, ci sono lo sradicamento e il radicamento, la memoria dei luoghi, il contrabbando, i confini geografici, politici e psicologici e il diverso senso dell’italianità e di appartenenza alla cultura italiana.
Presentazione del ciclo sulla RSI: https://www.rsi.ch/play/radio/diderot---le-voci-dellattualita-/audio/le-culture-letterarie-italiane?id=13098918
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2 giugno, 17h00: Storia, cultura e contrabbandi nella letteratura grigionitaliana di Massimo Lardi. Incontro con l’autore.
Lo scrittore valposchiavino Massimo Lardi, che è nato nel 1936, fa parte di quel numero ristretto di scrittori contemporanei del Grigioni italiano che sono riusciti a pubblicare opere di narrativa. Pur dichiarandosi vicino alla cultura ‘italiana’ si sente profondamente svizzero. Non solo. A differenza di altri letterati del Grigioni italiano che vivono nella Svizzera tedesca o romanda i quali, come scrive Jacqueline Samperi-Mangan (1999: 51), sono generalmente orientati verso la letteratura europea piuttosto che quella italiana, Lardi è ben radicato nel Grigioni italiano. Le sue opere paiono riflettere l’attaccamento al territorio grigionitaliano. Allo stesso tempo riflettono la diversità culturale tipica della Svizzera. Lardi, che si è addottorato a Zurigo, ha vissuto e insegnato a Coira prima di tornare nella nativa Valposchiavo e intraprendere l’attività di scrittore. Per sua stessa ammissione si rifà oltre che agli autori italiani, a quelli tedeschi, russi e spagnoli, sebbene si senta soggettivamente più vicino alla letteratura italiana per via della sua formazione accademica (in Paleari 2018). Tra il 2001 e il 2015 Lardi ha pubblicato numerose opere di narrativa, i cui temi spaziano dalla narrativa per l’infanzia alla storia dall’emigrazione grigione in Italia, dal contrabbando di idee e di libri a quello di sigarette. Se Dante riuscì nell’impresa di riveder le stelle, Lardi conduce lettrici e lettori alla scoperta della cultura e dei paesaggi che contraddistinguono la sua valle natia, dopo aver attraversato ripetutamente confini fisici e metafisici a cavallo tra Svizzera e Italia.
Ecco le sue principali pubblicazioni. 2015: Celestina e l’uccellino della verità. Poschiavo: Menghini. 2012: Acque albule. Poschiavo: Dino e Fausto Isepponi. 2011: Baron de Bassus und die Illuminaten. Poschiavo: L’ora d’oro. 2009: Il Barone de Bassus. Poschiavo: L’ora d’oro. 2008: Export Zwei: eine Schmuggler-Geschichte aus dem Puschlav. Zürich: Theodor Schmid Verlag. 2002: Dal Bernina al Naviglio. Locarno: PGI-Dadò.
9 giugno, 17h00: Sindromi da frontiera nella letteratura istriana di Aljoša Curavić. Incontro con l’autore.
Aljoša Curavić è nato a Umag/Umago nel 1960 in quella che era allora la Zona B del Territorio Libero di Trieste. Curavić, che vive a Koper/Capodistria, è caporedattore di Radio Capodistria. Curavić, che si definisce istro-dalmata di nazionalità italiana, essendo figlio di madre italiana e padre croato ma residente in Slovenia, ha un rapporto di appartenenza alla cultura italiana che si rifà esplicitamente alla letteratura triestina del XX secolo e che trae ispirazione da “un’ibridità culturale che contempla la differenza” (Bhabha 1994: 5). Curavić, che si è laureato in lettere a Firenze, scrive i suoi romanzi e le sue poesie in italiano per scelta e con ciò contribuisce ad alimentare la vitalità delle culture italiane indigene in Istria. Ha, poi, affermato di sentirsi profondamente legato sia a Firenze sia alla tradizione letteraria triestina del primo ‘900, che si contraddistingueva per i temi connessi alla perdita di identità e alla psicanalisi. L’attaccamento di Curavić alle radici istriane, la sua formazione a Firenze e la tradizione letteraria di Trieste emergono dalla lettura del romanzo Sindrome da frontiera. I ricordi di uno sconosciuto. Quella di Curavić è una letteratura di confini politici, identitari e psicologici, che ben rappresenta le complessità di una terra, come l’Istria, contesa e divisa, ma proprio per questo ricca di spunti e di peculiarità. Le opere di Curavić sono particolarmente interessanti perché dimostrano che certe aree geografiche, che sono considerate periferiche rispetto alla concezione spaziale (Shields 1991: 3) della cultura ‘italiana’, poiché situate oltre i confini della Repubblica italiana, sono in realtà, nonostante la loro collocazione geo-politica, centri culturali degni di nota.
Ecco le sue principali pubblicazioni. 2019: Una vita in secca. Sestri Levante: Oltre edizioni. 2013: Istriagog. Nardò: Besa Editore-Salento Books. 2008: A occhi spenti. Rijeka/Fiume: EDIT. 2003: Silenziario (2003). Rijeka/Fiume: EDIT. 2003: Sindrome da frontiera. I ricordi di uno sconosciuto. Firenze: L’autore libri.
Video dell'incontro con Aljoša Curavić: